Laboratorio di scrittura classe 3C : La diga del Vajont

LABORATORIO DI SCRITTURA: il diario

 

9 ottobre 1963

Caro diario, 

ti scrivo per parlarti delle mie recenti preoccupazioni: la SADE (Società Adriatica Di Energia) ha costruito una diga alla chiusura della valle del Vajont, per creare un lago artificiale dove prima si trovavano i nostri campi e diverse abitazioni. Adesso, per passare da una sponda all’altra, non è più possibile tagliare per il fondovalle, ma è necessario percorrere tutta la strada che hanno costruito sul bordo del lago. Il problema è che quest’ultima è franata in più punti, quindi, è del tutto insicura. 

Ultimamente, per tenermi sempre aggiornata, leggo gli articoli della Tina Merlin: mi piace quella giornalista, perché dice solo la verità e si è schierata dalla parte di noi montanari sin dall’inizio. Abbiamo pure istituito un comitato contro la SADE, dove era presente pure lei, una roba seria insomma, ma purtroppo non abbiamo ottenuto nulla.

Forse però, prima di parlare di tutto questo è meglio fare un breve resoconto degli avvenimenti successi negli ultimi anni in questa valle: la SADE ha progettato la diga circa trent’anni fa, ma i montanari sono sempre stati contrari ad essa, perché uno dei versanti su cui poggia è quello del monte Toc, che nel dialetto veneto significa marcio; è una montagna da cui anche prima della diga si staccavano ogni tanto piccole frane, infatti proprio per questo motivo gli hanno attribuito quel nome, perché è “marcio”. 

La SADE però non ha ascoltato nessuno, facendo di testa propria, quindi, dopo la seconda guerra mondiale ha dato il via ai lavori, costruendo la diga più alta del mondo, ovvero di 263 metri circa, me lo ha detto papà. Hanno impiegato tre anni per costruirla, dal 1957 al 1959. Da subito sono stati riscontrati vari problemi, ma la SADE ha sempre nascosto tutto. Quando è stata finita la diga, hanno riempito la valle d’acqua, sommergendo i terreni e le case in precedenza espropriati.

Questa è più o meno la storia, poi ci sarebbero altre cose che non so, ma veniamo al dunque: l’8 novembre 1960 è scesa una frana dal Toc che ha sollevato un’enorme onda, per fortuna non c’è stata nessuna vittima, il crollo è avvenuto alle 13.00 e ha alzato il lago di circa due metri. La Tina ha scritto che è franato nel lago un “appezzamento di bosco e prato della lunghezza di circa trecento metri” insomma, lì c’era da preoccuparsi, ma, come sempre, la SADE non ha fatto nulla a riguardo, anzi, ha fatto sbarrare con dei reticolati di seicento metri la zona in pericolo del Toc, affinché la gente non andasse a vedere ciò che è successo e che accade tuttora su quel monte.

Da Erto si vede una fenditura a forma di M sulla montagna, che si allarga sempre di più con il passare dei giorni.

Io e la mia famiglia abbiamo molta paura; ma del resto chi non ne ha? Io che ho 15 anni e ormai sono abbastanza grande da non sconvolgermi, la sera spesso mi siedo al tavolo con i miei e insieme parliamo della situazione sul monte, più che altro, parlano loro, io di solito mi limito ad ascoltare e annuire; i miei fratelli e sorelle mi chiedono cosa sta succedendo visto che sono la più grande, ma io dico sempre loro che va tutto bene per farli stare tranquilli.

All’inizio avevamo pensato di trasferirci a Belluno, ma i soldi mancavano, infatti, siamo ancora qui, a Erto, con le case che tremano per le continue scosse provocate dal Toc e sulle quali si aprono crepe e spaccature sempre più grandi e profonde. La nostra abitazione si trova a cinquanta metri dalla sponda del lago. Qui il pericolo aumenta di minuto in minuto.

Purtroppo è tardi e devo andare a dormire perché sono le 21:15, solo che si sentono certi rumori provenienti dal Toc che fanno accapponare la pelle e che fanno passare il sonno. Spero di riuscire a dormire tranquillamente stanotte, ma sarà possibile? Continuerò a scrivere domattina e vedremo cosa succederà nei prossimi mesi, o giorni, perché forse, non ci resta più tanto tempo, come dice papà.

Allora a domani, caro diario.

Tua Betulla

La giornalista della 3^C – Angelini V.