Addio monti “fatti in casa”

Proprio quando eravamo tutti a casa davanti al nostro pc in Dad, con la nostra prof di italiano abbiamo letto qualche passo dei Promessi sposi di Manzoni e le nostre storie si sono intrecciate con quelle di Renzo e Lucia, di don Rodrigo, di don Abbondio, di Agnese e ci siamo ritrovati anche a Milano durante la peste.

Tra i tanti capitoli del romanzo, abbiamo letto una piccola parte di quello in cui Renzo e Lucia sono costretti a lasciare la loro terra: il famoso Addio monti.

Abbiamo pensato che anche oggi tante persone sono costrette ad abbandonare il proprio Paese per fame, guerra, persecuzioni e violenza. 

Così ci siamo lasciati ispirare da questo testo e siamo entrati nella parte: e se anche noi dovessimo partire improvvisamente dal nostro piccolo paese? Quali sarebbero i nostri pensieri? Quali i nostri sentimenti? Quali i nostri ricordi?

Qui di seguito alcuni dei nostri Addio monti “fatti in casa”. 

Buona lettura!

Scritto da Giorgia e Maria Sofia, giornaliste della classe IIIA SSPG Dro

Addio, piccolo paese circondato da viti e da alberi di prugne e mele in cui ho trascorso la mia infanzia giocando nel parco giochi vicino casa, in cui ho frequentato la scuola primaria e secondaria ed ho imparato tutto quello che so, in cui ho conosciuto i miei più cari amici che dovrò lasciare, addio.

Addio dolce casa, dove ho passato i miei anni più belli, dove ci sono i ricordi della mia gioventù, dove sono cresciuto, dove ho giocato, ho riso, ho vissuto, addio.

Addio splendida natura: le montagne che ho imparato a conoscere facendo delle belle gite con la mia famiglia; il fiume Sarca in cui facevo il bagno negli afosi pomeriggi estivi e che sentivo scorrere la sera prima di addormentarmi, quando le finestre della mia camera erano aperte per far entrare un po’ di fresco; e la neve che d’inverno cadeva a fiocchi imbiancando tutto il paesaggio e nella quale mi tuffavo come fosse stata una piscina,  e poi costruire pupazzi o giocare a palle di neve con mio fratello; gli uccellini che la mattina sentivo cinguettare sugli alberi mentre andavo a scuola, addio.

Me ne vado con la morte nel cuore e con un senso di nostalgia che già mi riempie l’anima verso un mondo sconosciuto, ma con la speranza un giorno di ritornare.

Addio terra natia, addio Dro!!!

 

(di Simone Enrico)

 

Addio casa, qui ho abitato da quando sono nato. Tra le tue mura, che sono per me come un tenero abbraccio, ho riso, ho pianto, sono stato amato e sono cresciuto. I tuoi profumi, i tuoi rumori e in certi momenti il disordine di alcune stanze mi mancheranno.

Addio camera, dove ho giocato, litigato e fatto grandi pazzie con mio fratello e alcuni miei amici.

Addio soppalco, per ritrovare un po’ di carica e per riposare sono corso tante volte da te; qui ho suonato la mia chitarra e ho ascoltato la musica. Addio tetto di casa mia che durante la pioggia ti fai sentire. 

Addio giardino, dove ho festeggiato i miei compleanni, dove ho corso, saltato e rotolato sul tuo soffice tappeto. Addio olivi, su di voi mi sono arrampicato, ho costruito le mie casette, ho cercato il mio rifugio. Ho dondolato con l’amaca al fresco delle vostre fronde e ho raccolto la ricchezza dei vostri frutti. Addio piscina, dove ho fatto tantissimi tuffi e bagni, dove ho riso come un matto e dove mi sono divertito con i miei amici.

Addio campagna, dove ho corso, scavato, cacciato e raccolto i tuoi frutti e le verdure del mio orto. Addio abbaiare del cane Oliver, addio rumore dei trattori che passano sulla stradina di campagna accanto a casa. Addio lepri, vi ho visto saltare nei filari delle viti, addio anche a voi passeri, rondini e merli che volate liberi sopra casa mia.

Addio Dain che ti ho guardato sempre quando il sole tramontava dietro di te. Addio Cornet che ti ho visto dalla mia finestra durante le giornate di  pioggia, sole, neve e con il vento. Ti ho ammirato ricoperto da colorati arcobaleni.

Addio Ora del Garda che soffi fredda nella valle in primavera ed estate mitighi il caldo clima. Addio montagne che circondano la valle in cui abito. Vi ho guardate per ore, sia ricoperte dal manto bianco della neve sia dal manto colorato delle foglie autunnali. Addio Rimone, quanto mi mancherà il tuo scroscio che sentivo ogni giorno, addio rive che ho percorso quando andavo a pescare, addio pesci che non ritroverò.

Addio silenzioso paese in cui ho vissuto la mia giovinezza.

(di Massimiliano)

Ed ecco giunto il momento che da tanto temevo, la separazione dal paese che mi ha coccolata fin da piccola.

È davvero difficile pensare che da qui a pochi giorni non vivrò più qui.

Fin da piccola sono cresciuta a Dro, quel paese che nessuno conosce, quel piccolo paese con gente stupenda e gentile sempre pronta ad aiutarti, quel paese noto per le sue susine dolci e succose, quel paese che non dimenticherò mai, mai e dico mai.

In un certo senso sei cambiato insieme a me, ho visto le elementari cambiare colore, ho visto la scuola media trasformarsi da una vecchia scuola decadente in una nuovissima scuola grande e moderna.

Ho visto anche cambiare la rotonda vicino alla gelateria “Maui” che senza offesa a mio parere è ora più brutta, ma chi ha detto che si cambia sempre in positivo?

Ora sono costretta a trasferirmi e so già che sentirò un vuoto enorme, lo sento addirittura quando sono al mare per un mese l’anno.

Persino là, in mezzo a quel paradiso pieno di conchiglie, sabbia morbida sotto i piedi, mare, persino là sento la tua mancanza.

Come farò senza di te?

Mi sentirò un po’ come Renzo nei Promessi sposi che è costretto a fuggire e ad andare in una nuova città.

Questo personaggio mi rispecchia molto: nella nuova città si sentiva solo, spaesato, un po’ imbranato.

So già che mi sentirò anch’io così, ma la sua storia è finita bene in fin dei conti, magari sarà così anche per me…

Non posso immaginare di vivere senza la zia Lucia che ogni volta che scendo le scale, mi dà il buongiorno, come se non stesse aspettando altro da tutto il giorno, se non sentire i miei passi sulle scale.

Mi mancherà anche il nervosismo che provavo nei momenti in cui studiavo e le mie orecchie, il mio cervello, la mia testa e infine la mia concentrazione ricadevano sui bambini piccoli e fastidiosi che giocavano al campo con il pallone sotto casa mia.

 

Addio Dro, addio mio caro paese.

 

(di Lucrezia)

 

Addio paese natio, paese che mi ha cresciuto, da bambino a ragazzo. Addio casa dove ho fatto i miei primi passi, dove per tredici anni ho vissuto felicemente con la mia famiglia, dove ho dormito, studiato, e mangiato.

Addio asilo dove le mie vere e prime amicizie si sono formate. Addio scuola che tante cose mi hai insegnato, dove tanto ho imparato e lavorato. Addio parco giochi in cui ho giocato, riso, litigato e dove mi sono divertito.

Grazie e addio ai tanti alberi, faggi, querce, noccioli, che mi hanno intrattenuto quando mi arrampicavo, che nei pomeriggi di gioco si sono prestati ad essere ripari di fortuna, basi segrete, vascelli pirati nel mare in tempesta. Addio  piccolo “dosso” con i tuoi sentieri che solo i più esperti conoscono.

Addio fiume che con pazienza hai sopportato le mie barchette di legno che colavano a picco. Grazie monti che mi avete regalato bellissime camminate, splendidi panorami che lasciano spaziare lo sguardo all’infinito. Addio canestro di casa, dove ho fatto tanti canestri, e dove tanti canestri ho sbagliato.

Addio giardino, orto, dove ho passato tanto il tempo. Addio boschi e i suoi frutti che tanta meraviglia e sapienza e prelibatezze mi avete donato.

Addio Pietramurata. Adesso ho salutato tutto e posso andare, ma porterò con me per sempre gli insegnamenti che questi posti mi hanno dato.

Grazie.

(di Sebastian)