Progetto profughi di Braunau: quando ad emigrare eravamo noi

L’11 Marzo sono venuti a farci visita Claudio Quinzani e Romano Turrini, esperti della storia della nostra zona. Ci hanno raccontato dei profughi trentini della prima guerra mondiale. Il professor Romano Turrini ci ha illustrato il suo libro e raccontato dei treni che portavano via dal paese natale mariti, fratelli e padri, che partivano per la guerra con la speranza di poter tornare. Il treno dei militari era addobbato con ghirlande e festoni, invece il treno dei profughi era un normale treno merci. Il professor Turrini racconta che le famiglie avevano moltissimi figli e per paura di perderli li legavano al polso tra loro con uno spaghetto. Le numerose famiglie costrette a partire e composte ormai solo da anziani, donne e bambini nascondevano le cose più preziose in cantina o nelle mura della casa nella speranza di trovarli quando sarebbero tornati a casa. Potevano portare con loro quindici chili di vestiti o cibo, che però, non sarebbero bastati perché l’inverno doveva ancora arrivare. I vestiti erano troppo leggeri, e nella parte dell’anno dove c’era più freddo si poteva morire di ipotermia e gli alimenti finivano presto nel lungo viaggio da Trento a Braunau; la condizione umana era insopportabile e insostenibile.

Claudio Quinzani ci ha raccontato del suo progetto al teatro di Dro: alcuni ragazzi scelti come attori dovevano mettersi nelle pose raffigurate nelle foto scattate durante la Grande Guerra e grazie a queste pose si capivano le emozioni che provavano i protagonisti, c’erano persone felici, fiere, altre spaventate o tristi. Ci ha letto anche una lettera scritta da lui, rivolta ad una ragazza che scriveva un diario durante la guerra: in quelle parole si riflettono le forti emozioni che lo scrittore prova per la ragazza: dispiacere, compassione e affetto. Infine, ci hanno fatto scrivere su un foglio dei pensieri e delle  frasi con il cuore in mano, a tutte le persone che avevamo conosciuto in quelle due ore di racconti e aneddoti sulla Grande Guerra.

Con i cuori pesanti e colmi di tristezza per tutto ciò che l’uomo è stato costretto a vivere in questa fase della Storia e che ancora vivrà in futuro, fatichiamo a comprendere il senso della vita e non smettiamo di cercare la felicità.

 

Scritto da Emanuele ed Ilef, giornalisti della classe 3D SSPG Dro