Alla scoperta del DNA

Riportiamo di seguito un esperimento fatto in classe, dopo aver studiato il DNA. 

Lo scopo dell’esperienza è quello di estrarre il DNA da alcuni frutti, in questo caso kiwi, banana e fragola. 

Ma cos’è il DNA? 

Il DNA è la base della vita di ogni essere vivente e si trova all’interno del nucleo delle cellule. Contiene tutte le informazioni genetiche di un organismo ed è un materiale ereditario. Ha una particolare struttura, che viene chiamata a doppia elica. I due lunghi filamenti laterali sono a loro volta legati insieme da quattro basi azotate. Esse si uniscono solamente tramite due precise combinazioni: adenina con timina e guanina con citosina. Quando la cellula madre deve provvedere alla riproduzione, anche il DNA deve duplicarsi, per trasmettere le informazioni necessarie alle nuove cellule. A permettere questo processo sono proprio queste basi azotate, che si spezzano e successivamente si riavvolgono formando le nuove spirali. 

Per portare a termine questo esperimento abbiamo bisogno di: etanolo, detersivo per piatti, sale, tre mortai e tre pestelli, ⅓ di banana, 2 fragole, ½ kiwi, 1 beaker, 3 beuta, una pinzetta e un colino a maglie strette. Per prima cosa è fondamentale lavarsi accuratamente le mani evitando così di introdurre delle impurità nella frutta utilizzata. 

Prendere successivamente i campioni di frutta e ridurli ad una poltiglia con mortaio e pestello, ovviamente più accuratamente verrà macerato il tutto migliore sarà il risultato finale; questo perché, spezzando i tessuti del frutto, si facilita la fuoriuscita di DNA, cosa che avverrà quando si aggiungerà l’etanolo al composto. Proseguire preparando la soluzione di lisi con sale, acqua e detersivo per piatti e mescolare bene. Il sale ha il compito di fornire cariche negative portando una parità di cariche all’interno del DNA; il detersivo, invece, distrugge i lipidi di cui è composta la membrana cellulare, eliminando così le protezioni della cellula. Successivamente aggiungere la soluzione appena preparata alla polpa ottenuta in precedenza, ottenendo così il lisato proteico (proteico perchè al suo interno, oltre al DNA, vi sono anche tutti i componenti interni della cellula, tra cui le proteine). 


Ottenuto questo composto si deve filtrare il tutto tramite il colino a maglie strette all’interno di un beaker, così facendo si eliminano le possibili parti di polpa che non sono state disgregate adeguatamente, quelle da cui non potrebbe uscire il DNA. Se questa esperienza verrà replicata con un altro frutto si ricorda di eliminare bene, sia dal beaker che dal colino, i resti del composto precedente. 

Dopo aver filtrato tutte le amalgame, trasferire i miscugli di ogni frutto nell’apposita beuta. 

Per finire, aggiungere l’etanolo molto delicatamente facendolo scorrere lungo le pareti del piccolo recipiente. Si addiziona l’etanolo con lo scopo di agglomerare i filamenti di DNA, perché il risultato visibile non sarà un solo filamento, ma milioni e milioni di essi. L’alcol etilico, avendo una minore densità del composto, gli si porrà totalmente al di sopra, segnando un confine netto con esso. La visibilità del DNA aumenterà col passare delle ore, infatti i due compositi, col passare del tempo, si divideranno ancora più nettamente. 

L’esperimento è riuscito. Possiamo infatti notare che in tutti e tre i casi (banana, kiwi e fragola) il DNA è visibile nel liquido soprastante (l’etanolo); si presenta di colore bianco e risulta schiumoso. Si potrà estrarre con uno stuzzicadenti o delle pinzette. 

Se si fa un confronto tra il risultato dei vari frutti si può notare che: l’esperimento effettuato con il miscuglio composto dalla banana è risultato il migliore, in quanto il relativo DNA era più visibile e in maggior quantità rispetto agli altri due miscugli, fragola e kiwi.

Si può ipotizzare che questo sia avvenuto principalmente perchè la banana era più matura e meno impura degli altri frutti analizzati. Si è inoltre riscontrato in questi ultimi, soprattutto nel kiwi, una maggior presenza di impurità e una maturazione minore. Questi fattori, presumibilmente, hanno condizionato la riuscita dell’esperienza, dimostrando una minor visibilità del DNA. 

Giovanni  e Leonardo –  Classe 3C SSPG Vezzano