Quando ad emigrare eravamo noi…

Il giorno 21 aprile sono venuti a farci visita il professor Liboni e il professor Turrini, due storici rappresentanti di organizzazioni territoriali come il comitato Sant’Antonio e quello del Sommolago. Abbiamo trascorso due ore ripercorrendo il viaggio e la vita dei profughi delle zone dell’Alto Garda nei Barackenlager, più precisamente in quello di Braunau situato in Austria. I Barackenlager erano degli enormi territori costituiti da baracche di legno che dovevano essere un rifugio per i profughi, ma in poco tempo si sono trasformati in posti sovrappopolati e malsani, dove l’aspettativa di vita era bassissima. A Braunau vivevano 12.000 persone in uno spazio molto ristretto e la maggior parte dei nati nel campo non raggiungeva i cinque anni di età. Nonostante tutto i profughi si sono adoperati per organizzare i campi come delle vere e proprie città con chiese, scuole, salumerie, macellerie, scuole di cucito, panifici e altro ancora.

Con il professor Liboni ci siamo messi nei panni delle popolazioni che erano costrette ad emigrare. Avevano tre giorni per preparare i loro bauli che potevano pesare al massimo quindici chili. Lo storico ne ha portato uno con all’interno i beni che i profughi usavano portare con sé: coperte, camicie da notte, ma soprattutto immagini sacre e crocifissi. Nonostante le condizioni terribili in cui vivevano, i profughi tenevano alla loro immagine e di domenica, per le celebrazioni religiose, usavano vestirsi con i loro capi migliori.

Il professor Turrini ci ha fatto ripercorrere il suo viaggio attraverso gli archivi statali, parrocchiali e comunali per portare a termine il suo libro. Si è recato anche a Roma per raccogliere documenti e ci ha descritto i depositi sotterranei con chilometri di file e file di fogli, lettere, documenti e libri. Ha dovuto sfogliare centinaia di testimonianze per ricostruire la storia di alcune persone nate nella zona. Nella sua ricerca ha trovato anche i registri dei nati e morti a Braunau, sorprendentemente ordinati, considerato dove sono stati redatti: compaiono la data di nascita o di morte, il giorno e l’ora in cui era avvenuta e se il profugo era deceduto venivano esplicitate anche le cause.

Durante queste due ore abbiamo cercato di immedesimarci in quelle povere persone e abbiamo compreso ancora meglio che la guerra porta solo morte e distruzione.

 

Scritto da Dario, giornalista della classe 3B della SSPG di Dro